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SAMMICHELE DI BARI

LA STORIA

Medioevo
Da molti documenti del Codice Diplomatico Barese risulta che nel XII secolo esisteva un "Casale Frassineto" di proprietà del potente barone Thomas De Fraxeneto, abitato poi fino alla fine del XV secolo. Tutte le ricerche fatte nel corso degli anni, però, non hanno restituito reperti di grossa rilevanza archeologica risalenti a quel periodo.
L'abbazia di Sant'Angelo in Frassineto
Le prime notizie dell'abbazia di Sant'Angelo risalgono al 1158 e si rilevano dal Codice Normanno di Aversa in cui si racconta di una controversia tra Guidalmone, abate del Monastero di Sant'Angelo di Frassineto, e il Catapano Biagio di Modugno. E' accertato che nel secolo XVII l'abbazia era ancora viva e vitale, mentre non si conoscono le cause che l'hanno portata all'abbandono.

Il XVI secolo
La torre Centuriona
La zona delle Quattro Miglia (così era anche detto il territorio, a causa della posizione baricentrica tra i quattro comuni limitrofi), zona di boschi e selvaggina, era dominata da una torre, probabilmente di origine normanna, che nel 1504 diventò di proprietà di Heronimo Centurione, banchiere genovese esercitante a Bari, che probabilmente la acquistò dagli Acquaviva D'Aragona, signori di Conversano, per debiti non pagati. Vicino alla torre vi era una cappella detta "della Maddalena", che il Centurione fece ristrutturare e riaprire al culto.
A testimonianza di ciò fece scolpire una lapide raffigurante il suo stemma nobiliare, sotto il quale si legge: "HERONIMO CENTURIONE SIGNORE DI QUESTO TOTO TERRITORIO PALAZZO NOMINE LA CENTURIONA VOLE CHE SI CELEBRA UNA MESSA IN QUESTA CAPPELLA DE SANTA MARIA MADDALENA OGNI GIORNO FESTIVO. LA PISSIMA CONTENE LA CENTURIONA. MDIV"
Heronimo Centurione signore di tutto questo territorio (e del) palazzo chiamato La Centuriona vuole che si celebri una messa in questa cappella di Santa Maria Maddalena ogni giorno festivo. La Piissima protegge la Centuriona. MDIV
Il XVII secolo
Michele Vaaz
L'attuale abitato fu fondato nel Seicento dal feudatario ebreo di origine portoghese Michele Vaaz, che il 20 dicembre 1609 acquistò dal Fisco il feudo di Casamassima con l'annesso territorio che fu del Centurione. Nel 1615 egli fece costruire attorno al Castello Centurione 87 "vignali" (caratteristiche case monolocali in pietra con volta a botte, imbiancate a calce e ornate da una vite sull'uscio, con la funzione di offrire ombra nei giorni estivi), e li fece abitare da una comunità di Serbi, accompagnata dal sacerdote ortodosso Damiano De Damianis, fatta arrivare con la sua flotta di galeoni.
Il 6 luglio 1615 a Napoli, presso il notaio Gian Vincenzo De Troianis, fu stipulato il contratto di fondazione del nuovo paese, che prese il nome di Casa Vaaz.
Nel 1617, però, i Serbi furono rimandati alla loro patria perché non rispettarono la clausola del contratto secondo la quale essi si dovevano impegnare a osservare i riti cattolici (i bambini, fatti battezzare a Casamassima col rito cattolico, venivano ribattezzati in casa col rito ortodosso).
Nel 1619 il paese fu ripopolato con famiglie di boscaioli e contadini provenienti dai paesi limitrofi, fu eletto sindaco Leonardo Netti e il 24 aprile 1619 fu stipulato un nuovo contratto di fondazione del paese, che fu chiamato Casale San Michele, tra Vaaz e la comunità, secondo il quale il Conte si impegnò a costruire altre 13 case, portandone il numero complessivo a 100, e chi avesse voluto edificarne altre avrebbe dovuto corrispondergli una cifra di 5 carlini l'anno per il costo del suolo, per sempre.
Dai De Ponte ai Caracciolo
Alla morte di Michele Vaaz gli successe il nipote Simone, che però, a causa dei forti debiti, perse il feudo a favore di Antonio De Ponte, Consigliere della Regia Camera della Sommaria. Il possesso del feudo rimase ai De Ponte dal 1667 al 1794. Nel 1779 Giacomo De Ponte morì senza figli e il feudo di Casamassima, con Casale San Michele, passò alla sorella Giuseppa, che sposò Nicola Caracciolo dei duchi di Vietri; alla sua morte il feudo fu ereditato dal figlio Domenico che assunse il titolo di Duca di Vietri, Casamassima e Casal San Michele.
Il XIX secolo
Nei primi anni dell'Ottocento, con l'eversione della feudalità, avvenuta per effetto delle leggi napoleoniche, i Caracciolo persero la maggior parte dei loro territori, continuando però a essere i proprietari di quella che era stata la torre Centuriona, ormai chiamata Castello Caracciolo. Il Casale di San Michele ebbe un forte sviluppo grazie alla costruzione della strada consolare Bari-Taranto, tale che la popolazione raggiunse presto i 3000 abitanti. Nuove abitazioni furono realizzate al di fuori del vecchio borgo, lungo le direttrici Casamassima-Gioia (Nord-Sud) e Turi-Acquaviva (Est-Ovest), e furono realizzate importanti opere pubbliche. Nel 1810 la Carboneria ebbe una "vendita" anche nel Casale, intitolata "La Costanza" e fondata dal sacerdote Vito Carmine Lagravinese.
Nel 1831 furono iniziati i lavori della nuova Chiesa, che venne inaugurata il 26 novembre 1873 e intitolata a Santa Maria del Carmine. Dal 1812 iniziò la documentazione ufficiale del Comune. Intorno al 1840 gli impiegati comunali iniziarono a prendere l'abitudine di scrivere sugli atti ufficiali prima Sanmichele e poi Sammichele; con l'Unità d'Italia il Comune assunse definitivamente il nome di Sammichele di Bari.
Il XX secolo
Nel corso del Novecento, furono inaugurate la linea telefonica (1901), quella elettrica (1924) e la prima fontana pubblica dell'Acquedotto Pugliese. Nel 1971 l'Amministrazione Comunale acquistò il Castello dai Caracciolo; nel 1968, su impulso del professor Vito Donato Bianco, nacque il Museo della Civiltà Contadina "Dino Bianco" che, nel 1974, con delibera dell'Amministrazione Comunale, fu ospitato nelle sale del Castello.